Purtroppo è tutto vero: esistono persone che mangiano i propri capelli e ne trovano addirittura ‘giovamento’, una patologia pericolosissima.
La mente umana è un mondo immenso da conoscere e ancora ad oggi la comunità scientifica ne conosce solo il 20% del suo reale potenziale. In realtà secondo alcuni studi, se imparassimo a governare interamente le potenzialità del nostro cervello riusciremmo ad arrivare a livelli inimmaginabili non solo dal punto di vista fisico, ma anche soprattutto mentale.
Il problema purtroppo ricade su alcuni atteggiamenti che la mente attua come difesa, chiusura, gestione dell’ansia e dello stress. In questo caso rientrano le patologie mentali, disturbi della personalità così come disturbi mentali veri e propri. E tra questi troviamo un fenomeno per qualcuno inspiegabile, a tratti assurdo, per altri purtroppo normale amministrazione.
Esistono infatti individui che ingoiano i propri capelli e in alcuni casi li aggiungono persino tra gli ingredienti del proprio piatto. Assurdità? No, tricofagia.
Il desiderio irrefrenabile di toccare i propri capelli, arrotolarli tra le dita o persino strapparli è un comportamento che, seppur insolito, può celare un disturbo ben più profondo: la Tricotillomania. Ma cosa accade quando il gesto compulsivo di strappare i capelli si evolve nell’atto di ingerirli? Entriamo nel campo della Tricofagia come conseguenza della prima.
Pertanto mentre la Tricotillomania è un disturbo legato all’impulso di tirare i propri capelli e strapparseli provando quasi piacere ‘fisico‘, la Tricofagia rappresenta l’estensione di questo comportamento, dove i capelli strappati non vengono semplicemente staccati, ma ingeriti. Questo atto, spesso eseguito in modo automatico e inconscio, può essere alimentato da stress, ansia o come meccanismo di auto-lenimento, ma in altri casi viene effettuato in modo conscio aggiungendoli ai comuni piatti che si mangiano.
Da tutto questo ne deriva quindi una sindrome particolare chiamata ‘Sindrome di Rapunzel‘.
La Sindrome di Rapunzel prende il nome dalla famosa favoletta per bimbi che conosciamo ampiamente tutti per via della grande matassa di capelli che la ragazza intrecciava poiché non poteva tagliarli. La sindrome in questione quindi ci fa comprendere dell’alto pericolo legato alla tricofagia, poiché i capelli umani non sono scomponibili dagli acidi ed enzimi digestivi, pertanto al lungo andare si annodano formando matasse sempre più grosse, prendendo il nome di tricobezoari.
Un tricobezoario può assumere dimensioni considerevoli, arrivando a riempire quasi completamente lo stomaco e, in casi estremi, una ‘coda‘ di capelli può estendersi fino al duodeno e oltre, mimando la lunga treccia di Rapunzel.
Le conseguenze possono essere gravi e includono dolore addominale cronico, nausea, vomito, perdita di peso inspiegabile, anemia e, la più temibile, l’ostruzione intestinale. Se non diagnosticata e trattata per tempo, può portare a perforazioni gastriche o intestinali, peritonite e sepsi, mettendo a serio rischio la vita del paziente. Se ti riconosci in questa situazione o conosci qualcuno che ne stia soffrendo, ti consiglio di rivolgerti al più presto a un esperto.
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